Una ricchezza in evoluzione: chi sono i protagonisti della nuova classifica
L’edizione 2025 della classifica dei miliardari italiani si apre con una conferma e una sorpresa.
Giovanni Ferrero, patron del gruppo dolciario omonimo, mantiene il primato con un patrimonio di 38,2 miliardi di dollari, ma vede ridursi il suo vantaggio rispetto all’imprenditore fintech Andrea Pignataro, secondo con 34,2 miliardi.
È l’effetto combinato di una lieve flessione per Ferrero (che perde 5,6 miliardi rispetto all’anno precedente) e di una netta ascesa per Pignataro, che guadagna quasi 7 miliardi.
Un altro nome in forte ascesa è quello di Giancarlo Devasini, direttore finanziario di Tether, che sale al terzo posto con un patrimonio stimato in 22,4 miliardi. La crescita di Devasini è la più rilevante dell’intera classifica e riflette la crescente influenza della tecnologia blockchain anche sul panorama economico italiano.
La top 10: tra moda, industria e nuove tecnologie
Il quarto posto è occupato da un’icona del made in Italy: Giorgio Armani, con 11,8 miliardi, in crescita rispetto allo scorso anno ma superato da Devasini. In quinta posizione si colloca un altro rappresentante di Tether, Paolo Ardoino, che compie un balzo in avanti dal 26esimo posto con un patrimonio di 9,5 miliardi.
Piero Ferrari, erede del fondatore della celebre casa automobilistica, scivola in sesta posizione nonostante una crescita del suo patrimonio fino a 9,2 miliardi. Al settimo posto troviamo Francesco Gaetano Caltagirone, che guadagna ben 15 posizioni rispetto all’anno scorso con 8,2 miliardi.
La prima donna della lista, Massimiliana Landini Aleotti del gruppo farmaceutico Menarini, occupa l’ottava posizione con 7,2 miliardi, in lieve calo rispetto all’anno precedente.
Il nono posto è condiviso da una folta rappresentanza: i coniugi Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, assieme agli otto eredi di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica. Tutti registrano un patrimonio stimato in 6,6 miliardi di dollari.
L’unico nuovo ingresso: l’ingegneria spinge in classifica
L’unico nome nuovo tra i miliardari italiani del 2025 è Fabrizio Di Amato, fondatore e presidente di Maire, gruppo attivo nell’impiantistica per petrolio, gas e chimica verde. Con un patrimonio di 2,1 miliardi, Di Amato entra in classifica grazie alla costante crescita della sua azienda, che ha superato i 5,9 miliardi di euro di fatturato nel 2024. La sua ascesa testimonia l’importanza crescente della transizione energetica anche nel mondo dell’imprenditoria tradizionale.
I grandi esclusi: ricchi, ma non italiani (secondo Forbes)
La metodologia di Forbes esclude dalla classifica coloro che, pur essendo italiani di nascita, hanno la residenza fiscale all’estero. Tra questi figurano Gianluigi Aponte (37,7 miliardi), armatore italo-svizzero al vertice della lista dei miliardari elvetici, ed Ernesto Bertarelli (11,5 miliardi), anch’egli tra i più ricchi in Svizzera. Non compare nemmeno Stefano Pessina, residente a Monaco, il cui patrimonio è valutato in 6 miliardi di dollari.
Un patrimonio complessivo in crescita
Nel 2025, l’Italia conta 74 miliardari, uno in più rispetto al 2024. Il valore complessivo delle loro fortune ammonta a 339 miliardi di dollari, con una crescita del 12% rispetto all’anno precedente (+37 miliardi). Il dato colloca il nostro Paese al settimo posto a livello mondiale per numero di miliardari.
Questi numeri confermano la resilienza dell’imprenditoria italiana, capace di rigenerarsi attraverso settori storici come moda e alimentare, ma anche grazie a nuove frontiere come fintech, blockchain ed energie rinnovabili.
Chi sale, chi scende e chi resiste
Mentre alcuni imprenditori consolidano le proprie posizioni, altri subiscono leggere flessioni. È il caso, ad esempio, della famiglia Benetton, oggi tra il 25esimo e il 56esimo posto, e della famiglia Berlusconi, presente con Marina, Pier Silvio e Barbara, ma con patrimoni inferiori rispetto ai grandi nomi della tecnologia e dell’industria pesante.
Anche alcuni imprenditori della moda come Dolce e Gabbana o Renzo Rosso mantengono un patrimonio importante, ma non raggiungono le prime posizioni, segno di un settore che, pur stabile, non genera gli stessi ritmi di crescita della tecnologia finanziaria o della grande distribuzione industriale.
Fonte: Wikipedia
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