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La Madonnina di Ferruzzi: il volto della maternità che ha commosso il mondo

Scopri la struggente verità dietro il volto più dolce della maternità: la Madonnina di Ferruzzi nasconde una storia che pochi conoscono. 💙 #Arte #Maternità #StoriaVera

Un’immagine entrata nella memoria collettiva

Chiunque sia cresciuto in Italia – ma anche in molte altre parti del mondo – ha probabilmente incrociato almeno una volta il tenero volto della Madonnina di Ferruzzi: una giovane ragazza avvolta da un mantello blu, che stringe con delicatezza un bimbo addormentato.

Un’immagine simbolica che ha attraversato il tempo, le culture e i continenti, divenendo il ritratto ideale della maternità e, per molti, della figura sacra della Madonna.

Eppure, pochi conoscono l’origine autentica di quest’opera, la cui storia si discosta notevolmente dal significato religioso che ha assunto nel tempo. Il quadro non nasce come icona sacra, bensì come semplice – e struggente – rappresentazione della maternità quotidiana.


L’artista e la genesi del dipinto

Roberto Ferruzzi nacque nel 1853 a Sebenico, in Dalmazia (oggi Croazia), e si laureò in giurisprudenza all’Università di Padova per volere del padre. Ma la sua vocazione era un’altra: la pittura. Autodidatta appassionato, Ferruzzi scelse di dedicarsi interamente all’arte, trasferendosi nel 1895 a Luvigliano di Torreglia, sui Colli Euganei.

Fu proprio lì, durante una passeggiata, che l’artista notò una scena di straordinaria tenerezza: una giovane fanciulla stringeva tra le braccia un bambino addormentato. La dolcezza del gesto e la serenità dei volti lo colpirono profondamente. Decise di trasformare quella visione in un dipinto.

La ragazza si chiamava Angelina Cian, aveva appena 11 anni ed era la seconda di quindici fratelli. Il bimbo era suo fratello minore, Giovanni. Il quadro fu intitolato originariamente “Maternità” e venne presentato alla seconda Biennale di Venezia nel 1897, dove riscosse un enorme successo, vincendo uno dei premi principali.


Da “Maternità” a “Madonnina”: un’identità trasformata

Il pubblico, colpito dall’armonia compositiva e dalla dolcezza espressiva del volto di Angelina, attribuì all’immagine un significato religioso, paragonandola al volto della Madonna. Il titolo originale, “Maternità”, fu rapidamente soppiantato da numerosi appellativi di natura sacra: “Madonna del Riposo”, “Madonna delle Vie”, “Madonna con Bambino”, “Madonna della Tenerezza”, fino all’iconico “La Madonnina”.

Questa trasformazione riflette non solo la potenza evocativa dell’opera, ma anche la facilità con cui l’immaginario collettivo può ridefinire il senso di un’opera d’arte, travisandone le intenzioni iniziali. La maternità laica e quotidiana immortalata da Ferruzzi divenne il simbolo di una maternità sacra e universale.


Il destino tragico di Angelina

Dietro il sorriso quieto e il gesto protettivo dell’immagine, si cela tuttavia una storia drammatica. Angelina Cian, divenuta adulta, emigrò nel 1906 in California con il marito Antonio. La coppia ebbe ben dieci figli, ma la sua vita fu tutt’altro che serena. Rimasta vedova, Angelina cadde in una grave depressione e fu internata in un ospedale psichiatrico. I suoi figli, tragicamente, furono affidati a un orfanotrofio.

La giovane che aveva ispirato uno dei volti più dolci e rassicuranti della maternità visse gli ultimi anni della sua vita tra la sofferenza e la solitudine. Morì senza sapere che il suo volto era diventato un’icona mondiale.


Il mistero dell’originale scomparso

Il quadro originale, dipinto su tavola, fu acquistato dal diplomatico e mecenate John George Alexander Leishman, ma i diritti d’autore non furono ceduti. Ciò ha permesso la diffusione incontrollata di numerose copie, litografie e versioni rielaborate nel corso degli anni.

La collocazione attuale dell’originale è sconosciuta. Alcuni ipotizzano che possa trovarsi in una collezione privata negli Stati Uniti, forse in Pennsylvania. Altri suggeriscono che l’opera sia andata perduta durante una traversata dell’Atlantico. Tuttavia, nei primi anni Duemila è apparsa una versione ad olio ritenuta molto simile all’originale, anche se l’autenticità resta incerta.


L’eredità di Ferruzzi e il culto della Madonnina

Roberto Ferruzzi continuò a dipingere per tutta la vita. Morì nel 1934 a Venezia, chiedendo di essere sepolto a Luvigliano, accanto alla moglie e alla figlia. A Torreglia, una targa su una casa ricorda ancora oggi il luogo dove visse e operò. Il Comune conserva alcune sue opere e gli ha dedicato un’associazione culturale.

Ferruzzi pubblicò anche un saggio sull’arte, intitolato L’individualità nell’arte. Pensieri e note, uscito a Padova nel 1900. Ma è senza dubbio la Madonnina il suo lascito più potente: un’immagine che ha commosso milioni di persone e che continua a vivere nelle case, nelle chiese, nei cuori.

Madonnina di Ferruzzi: la storia commovente dietro uno dei dipinti più amati, simbolo universale della maternità.
Immagine Wikipedia

Una maternità senza tempo

Oltre ogni interpretazione religiosa o simbolica, la forza della Madonnina di Ferruzzi risiede nella sua capacità di evocare una maternità autentica e universale. La giovane Angelina, bambina-madre del suo fratellino e poi madre sfortunata dei suoi dieci figli, è divenuta inconsapevolmente il volto di tutte le madri, delle loro gioie e delle loro sofferenze.

Nonostante la storia personale tragica della protagonista, l’opera resta un inno silenzioso alla cura, alla tenerezza e alla forza del legame materno, capace di superare i confini religiosi, culturali e temporali.


Fonte: Wikipedia

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