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The Rocky Horror Picture Show: 50 anni di trasgressione e libertà

The Rocky Horror Picture Show celebra 50 anni con una versione restaurata e due documentari: un cult che ha cambiato cinema e cultura.

Cinquanta anni dopo la sua prima proiezione, The Rocky Horror Picture Show continua a essere molto più di un film cult. È diventato un rito collettivo, un’esperienza di liberazione identitaria e un fenomeno unico nella storia del cinema. Per il suo anniversario, Disney/20th Century Studios ha annunciato l’uscita di una nuova versione restaurata in 4K HDR, accompagnata da edizioni speciali in DVD e Blu-ray, mentre due documentari – Strange Journey: The Story of Rocky Horror e Sane Inside Insanity: The Phenomenon of Rocky Horror – ne raccontano i cinque decenni di impatto culturale.


Le origini: dal teatro al grande schermo

Il progetto nasce nel 1973 come musical teatrale scritto da Richard O’Brien, allora giovane attore. L’opera, The Rocky Horror Show, era un omaggio dissacrante ai film di fantascienza e horror di serie B amati dall’autore. Non a caso, l’apertura con Science Fiction/Double Feature cita classici come Ultimatum alla Terra, Flash Gordon e King Kong.

Lo spettacolo riscosse grande successo a Londra e a Los Angeles, mentre a Broadway fallì. Intanto però la versione cinematografica era già in cantiere. Alla regia fu confermato Jim Sharman, che mantenne gran parte del cast teatrale, incluso lo stesso O’Brien nel ruolo di Riff Raff, affiancato da Tim Curry come Frank-N-Furter e dai debuttanti Barry Bostwick e Susan Sarandon. Le riprese si svolsero principalmente nella villa vittoriana Oakley Court, set di storici film horror della Hammer.


La trama: un viaggio tra eccessi e provocazioni

La vicenda inizia con la coppia “perbene” Brad e Janet, costretta a cercare rifugio in un castello gotico dopo un guasto all’auto. Lì incontrano lo scienziato travestito Frank-N-Furter, che sta dando vita alla sua creatura Rocky, un uomo perfetto dal corpo scultoreo e dall’innocenza infantile.

Tra colpi di scena, numeri musicali e seduzioni incrociate, la narrazione decostruisce i canoni del cinema classico, mescolando erotismo, ironia e fantascienza. La rivelazione finale – con Riff Raff e Magenta che si smascherano come alieni – sancisce la natura surreale e visionaria dell’opera.


Dall’insuccesso all’icona di mezzanotte

All’uscita nel 1975, il film fu un flop: proiezioni cancellate, sale vuote, distribuzione limitata. Tuttavia, la decisione di inserirlo nel circuito delle proiezioni di mezzanotte cambiò tutto. A New York, al Waverly Theater, nacque il culto del Rocky Horror: il pubblico tornava più volte, vestito come i personaggi, recitando battute e ballando sulle canzoni.

Questa partecipazione collettiva si trasformò in un fenomeno globale noto come shadow casting, in cui fan si esibiscono davanti allo schermo in perfetta sincronia con gli attori del film. Una pratica che ha reso ogni proiezione un evento irripetibile e che ha garantito al film la distribuzione più longeva nella storia del cinema.


Una colonna sonora immortale

Oltre alla trama dissacrante, gran parte del successo è legata alla musica. Brani come The Time Warp, Dammit Janet, Sweet Transvestite e Touch-a, Touch-a, Touch Me sono diventati inni generazionali. Tim Curry, con la sua interpretazione magnetica di Frank-N-Furter, ha contribuito a trasformare ogni scena in un’icona pop.

Secondo Linus O’Brien, figlio del creatore, la forza del film sta proprio nelle melodie irresistibili unite a temi trasgressivi e universali: dal desiderio di libertà sessuale al richiamo della controcultura rock e fantascientifica.


Il significato culturale: inclusione e identità

The Rocky Horror Picture Show non è sopravvissuto cinquant’anni solo per la sua colonna sonora. Ha offerto uno spazio sicuro e liberatorio a chi si sentiva emarginato. Il celebre motto “Don’t dream it, be it” ha incoraggiato generazioni a vivere la propria identità senza paura.

Negli anni ’70 e ’80, presentarsi a una proiezione con calze a rete e rossetto era un atto rivoluzionario, spesso rischioso. Oggi, grazie anche a Rocky Horror, questi gesti sono diventati più accettati. Il film ha così anticipato discussioni su genere, sessualità e diversità che solo decenni dopo sarebbero entrate nel dibattito mainstream.


Testimonianze di un fenomeno globale

Fan storici come la scrittrice Gia Milinovich descrivono l’esperienza Rocky Horror come un rito collettivo “elettrico”. Per molti, è stato un vero punto di svolta personale: c’è chi afferma che il film abbia letteralmente salvato vite, offrendo un senso di appartenenza e comunità.

Linus O’Brien racconta episodi toccanti raccolti durante le riprese del documentario Strange Journey, come quello di un soldato in Iraq che trovava conforto nella canzone I’m Going Home o di famiglie che hanno legato i propri ricordi più intimi a questo film.


50 anni dopo: un’eredità che continua

Oggi Rocky Horror non è solo un cult di nicchia, ma un fenomeno intergenerazionale. Nuove proiezioni, raduni e gruppi online mantengono viva la tradizione. La versione restaurata in uscita e i documentari dedicati riaffermano il suo ruolo nella storia del cinema e della cultura pop.

Più che un film, è un’esperienza condivisa che ha abbattuto barriere sociali e culturali, celebrando la libertà di essere sé stessi. A cinquant’anni dal debutto, il messaggio resta intatto: non sognarlo, sii ciò che sei.


Social Context: 🌟 The Rocky Horror Picture Show compie 50 anni! Un cult che ha trasformato il cinema e dato voce a chi voleva sentirsi libero. 👄✨