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Nino Benvenuti, il campione che fece innamorare l’Italia del pugilato

Nino Benvenuti campione italiano di boxe: dall’oro olimpico alle notti leggendarie con Griffith, una vita tra gloria e dolore.

Dall’infanzia segnata dall’esodo istriano alla gloria olimpica e mondiale, la straordinaria vita del pugile che tenne svegli milioni di italiani nelle notti americane.

Le origini: l’esilio e la forza di un sogno

Nino Benvenuti campione – Nino Benvenuti, nato Giovanni a Isola d’Istria nel 1938, ha vissuto sulla propria pelle le ferite della Storia. La sua infanzia fu segnata dall’esodo giuliano-dalmata, dalla repressione del regime titino e da una fuga drammatica verso Trieste. Un trauma che gli lasciò cicatrici profonde: il fratello Eliano rapito e torturato, la madre morta di crepacuore, la perdita della terra natia diventata un’“Isola che non c’è”. In questo contesto drammatico, germogliò la determinazione di un giovane che avrebbe trovato nel ring la via per risalire.

In una cantina adattata a palestra, con le corde legate a tre colonne e le mani fasciate da bende elastiche, Benvenuti cominciò a formarsi. Ogni giorno pedalava per trenta chilometri fino a Trieste per allenarsi. Il suo era un destino scritto nel sudore, nella resilienza e nell’amore per la sfida.


L’ascesa olimpica e il mito italiano

Nel 1960, ai Giochi Olimpici di Roma, Benvenuti si consacrò definitivamente. Avrebbe dovuto combattere nei superwelter, ma per evitare il temibile statunitense Wilbert McClure scese nei welter, perdendo quattro chili in pochi giorni. Eliminò in sequenza il francese Josselin, il coreano Kim (che anni dopo gli infliggerà la prima sconfitta da professionista), il bulgaro Mitsev e l’inglese Lloyd. In finale superò il russo Radonyak, conquistando l’oro.

Fu l’inizio della leggenda: 120 match da dilettante con una sola sconfitta, e l’ingresso tra i professionisti sotto la guida di Libero Golinelli. Iniziò così un’epopea sportiva che avrebbe infiammato l’Italia e il mondo.

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Campione del mondo: Mazzinghi, Griffith e il Madison Square Garden

Nel 1965 Benvenuti conquistò il titolo mondiale dei superwelter battendo Sandro Mazzinghi, un altro monumento del pugilato italiano. La rivincita, sei mesi dopo, confermò la sua superiorità in un match combattuto colpo su colpo.

Nel 1967 salì nei pesi medi e affrontò l’americano Emile Griffith in uno degli incontri più iconici della storia della boxe. Lo sconfisse conquistando la corona mondiale, perse il match successivo, ma nel 1968 al Madison Square Garden vinse lo spareggio, dopo quindici riprese epiche. Quella notte 18 milioni di italiani rimasero incollati alla radio.

Nino Benvenuti campione italiano di boxe: dall’oro olimpico alle notti leggendarie con Griffith, una vita tra gloria e dolore.

Griffith, da rivale, divenne poi un caro amico. Benvenuti si prese cura di lui quando si ammalò di Alzheimer: «Per noi pugili è quasi una malattia professionale. Ho fatto quello che potevo», dichiarò con umiltà.


L’ultimo titolo e la fine della carriera

Benvenuti mantenne il titolo mondiale fino al 7 novembre 1970, quando fu sconfitto per KO dal sottovalutato Carlos Monzon. Il match di rivincita, l’8 maggio 1971 a Montecarlo, fu l’ultimo della sua carriera: il campione italiano si ritirò con 90 incontri alle spalle, 82 vittorie (35 per KO), un pareggio e solo sette sconfitte.

La sconfitta contro Monzon fu accettata con eleganza: «Capita a tutti di perdere. Ma ho lasciato il titolo a un grande», disse. Con quella dichiarazione, sancì non solo la fine della sua carriera, ma anche la grandezza del suo spirito sportivo.


Una vita oltre il ring

Nino Benvenuti campione – Dopo il ritiro, Benvenuti esplorò il mondo del cinema (con film come Vivi o preferibilmente morti e Mark il poliziotto spara per primo) e della televisione, dove fu commentatore per la Rai e conduttore del programma Campioni su Rai International. Tuttavia, la sua personalità restava ancorata ai valori della semplicità e dell’altruismo: nel 1996 rinunciò ai beni materiali per fare il volontario in un ospizio di Madre Teresa di Calcutta.


Tra poesia e dolore: l’uomo dietro al pugile

Nino Benvenuti non fu solo un atleta: fu anche un uomo sensibile, colto, capace di parlare con la forza di un poeta. Il giorno della finale olimpica leggeva Il Gattopardo, sul comodino aveva Il Dottor Živago. Diceva: «Il pugile è uno che cerca sé stesso sul ring. La sfida è quella: fai a pugni con un altro da te e guardi in fondo alla tua anima».

La vita non gli risparmiò dolori. Il più atroce fu la morte del figlio Stefano, trovato senza vita in un bosco sul Carso mentre stava scontando una pena per furto. Il rapporto con i figli rimase un capitolo irrisolto della sua esistenza: «Non mi vogliono parlare. Non sono stato un buon padre. Potrei essere un buon nonno», disse in una delle sue ultime interviste.


L’eredità di una leggenda

A 40 anni dalla storica vittoria contro Griffith, la città di Trieste lo insignì della cittadinanza onoraria. Divenne simbolo, icona pop, soggetto di fumetti e opere d’arte. L’America lo ammirava, Sylvester Stallone volle incontrarlo nel 2021. Eppure, Benvenuti rimase sempre legato alla sua identità: «Non sono solo un ex campione del mondo. Sono un olimpionico. Ho vissuto la mia vita da olimpionico».

Prima di morire, Nino Benvenuti se n’è andato a 87 anni il 20 maggio 2025 a Roma, aveva espresso il desiderio che le sue ceneri fossero sparse dallo scoglio di Isola d’Istria, “dove ho imparato a nuotare da bambino”. Così si chiude il cerchio della sua esistenza. Tra mare, vento e memoria.

Fonte: Wikipedia

Social Context: Nino Benvenuti: il campione che ha fatto la storia della boxe e ha lottato con il cuore dentro e fuori dal ring. 🥊🇮🇹 #NinoBenvenuti #BoxeLeggenda

Nino Benvenuti, the Champion Who Made Italy Fall in Love with Boxing

Nino Benvenuti campione italiano di boxe: dall’oro olimpico alle notti leggendarie con Griffith, una vita tra gloria e dolore.

From a childhood marked by exile to Olympic and world glory, the extraordinary life of the boxer who kept millions of Italians awake through the American nights.

Origins: Exile and the Power of a Dream

Nino Benvenuti, born Giovanni in Isola d’Istria in 1938, experienced the wounds of history firsthand. His childhood was scarred by the Julian-Dalmatian exodus, the repression of Tito’s regime, and a dramatic escape to Trieste. His brother Eliano was abducted and tortured, his mother died of a broken heart, and his homeland became a “Neverland.” Amid such tragedy, the young boy’s determination took root, and the boxing ring became his path to redemption.

He trained in a makeshift gym—a basement with ropes tied around three columns—and wrapped his hands in elastic bandages. Each day he pedaled 30 kilometers to Trieste for training. His destiny was forged in sweat, resilience, and an unwavering love for the fight.


Olympic Glory and Italy’s New Hero

At the 1960 Olympic Games in Rome, Benvenuti earned his place among legends. Though naturally suited for the super welterweight class, he dropped four kilos in just a few days to avoid facing the formidable American Wilbert McClure in the semifinals. He defeated France’s Josselin, Korea’s Kim (who would later hand him his first professional defeat), Bulgaria’s Mitsev, and England’s Lloyd. In the final, he outboxed the Soviet fighter Radonyak to win the gold medal.

This marked the beginning of his legend: 120 amateur bouts with only one defeat, and a seamless transition into the professional circuit under coach Libero Golinelli. Thus began a sporting epic that would ignite the hearts of Italians and captivate fans around the world.


World Champion: Mazzinghi, Griffith, and Madison Square Garden

In 1965, Benvenuti claimed the world super welterweight title by defeating Sandro Mazzinghi, another Italian boxing legend. Their rematch six months later confirmed Benvenuti’s dominance in a brutal contest.

In 1967, he moved up to middleweight and faced American Emile Griffith in one of boxing’s most iconic trilogies. Benvenuti won the first match and lost the rematch, only to triumph in the rubber match in 1968 at Madison Square Garden after fifteen grueling rounds. That night, 18 million Italians stayed glued to their radios.

Griffith, once a fierce rival, became a lifelong friend. When Griffith developed Alzheimer’s, Benvenuti stepped in to help him: “For us boxers, it’s almost an occupational disease. I did what I could,” he said with modesty.


The Final Title and Retirement

Benvenuti held onto his middleweight title until November 7, 1970, when he was knocked out by the underdog Carlos Monzon. Their rematch on May 8, 1971, in Monte Carlo marked the end of his career. Benvenuti retired with 90 professional fights, 82 wins (35 by KO), one draw, and only seven losses.

The Monzon defeat was accepted with grace: “Everyone loses at some point. But I lost to a great one,” he said. With that, he didn’t just close his career—he affirmed his legacy as a true sportsman.


Life Beyond the Ring

After retiring, Benvenuti dabbled in cinema (with films like Vivi o preferibilmente morti and Mark il poliziotto spara per primo) and worked in television as a commentator and host of Campioni on Rai International. Yet, he remained grounded in his core values: humility, generosity, and service. In 1996, he gave away his possessions to volunteer in one of Mother Teresa of Calcutta’s hospices.


Poetry and Pain: The Man Behind the Boxer

Benvenuti was more than an athlete—he was a sensitive, cultured man capable of speaking like a poet. On the day of his Olympic final, he was reading The Leopard. On his nightstand sat Doctor Zhivago. He once said, “A boxer is someone who searches for himself in the ring. That’s the challenge: you fight another version of yourself and stare deep into your soul.”

Life did not spare him its cruelties. The worst blow came with the death of his son Stefano, found lifeless in a forest near the Carso mountains while serving time for theft. His relationships with his children remained a source of heartache: “They don’t want to speak to me. I wasn’t a good father. But I could be a good grandfather,” he once admitted.


The Legacy of a Legend

Forty years after his legendary win over Griffith, the city of Trieste awarded him honorary citizenship. He became a national icon, a pop figure, even a comic book character. America admired him—Sylvester Stallone insisted on meeting him in 2021. Yet Benvenuti never forgot who he was: “I’m not just a former world champion. I’m an Olympian. I’ve lived my life like an Olympian.”

Before his death, he expressed the wish for his ashes to be scattered from the rocks of Isola d’Istria, “where I learned to swim as a child.” Thus, the circle of his life comes to a close—among sea, wind, and memory.

Social Context: From a childhood marked by exile to Olympic and world glory, the extraordinary life of the boxer who kept millions of Italians awake through the American nights.

Nino Benvenuti campione italiano di boxe: dall’oro olimpico alle notti leggendarie con Griffith, una vita tra gloria e dolore.