Era il 7 Febbraio del 2020 e la signora 65enne si trovava in Senegal, bloccata nello stato africano a seguito delle restrizioni dovute alla pandemia.
La donna ha ammesso di aver avuto una relazione con il 42enne senegalese.
Era solo una festa?
La donna ha ammesso di aver avuto una relazione con il 42enne, afferma di aver partecipato ad una celebrazione/manifestazione presso la moschea locale ma di aver pensato di trovarsi di trovarsi in una festa folkloristica con canti e balli locali, come riportato dal quotidiano La Provincia pavese.
No, era uno sposalizio!
In realtà si trattava d’un vero e proprio matrimonio all’insaputa della donna che dopo aver contratto matrimonio, del quale non era conscia, si è ritrovata a dover vivere in una baracca priva di Luce e acqua corrente fino al mese di luglio data nella quale sono stati riaperti i voli per l’Italia.
Comunque solamente all’arrivo in Italia ha scoperto che il matrimonio era stato trascritto sul registro dello stato civile del comune di appartenenza.
Il ricorso
Rivoltasi alla Procura Italiana ha affermato: “Credevo non avesse valore legale, pensavo fosse una festa”.
La sentenza
Dopo 3 anni di procedimento il Tribunale di Pavia ha annullato il matrimonio per “incapacità naturale al momento della celebrazione”.
Ad avvallare questa sentenza c’è anche il parere di un perito nominato dal Tribunale che ha confermato che la 65enne soffriva da tempo di un disturbo della personalità e che questo è stato aggravato dalla situazione stressante avuta dalla sua permanenza in Senegal durante il lockdown che non gli ha consentito di comprendere esattamente quello che gli stava accadendo.
L’uomo non era d’accordo
L’ormai Ex consorte sosteneva che la donna era pienamente consapevole di quello che stava facendo; ma il giudice gli ha dato torto annullando l’atto di matrimonio.