“Pandora è piena d’insidie. La più pericolosa è che potrebbe piacerti troppo”: che cos’è la Post Avatar Depression Syndrome?
Era già accaduto con il primo capitolo di Avatar, nel 2009: molti spettatori, dopo la visione del film, iniziarono ad avvertire un inspiegabile disagio, la cosiddetta Post Avatar Depression Syndrome (PADS). Con l’uscita, lo scorso dicembre, del sequel Avatar-La Via Dell’Acqua, la sindrome è tornata, più prepotente che mai.
Ma la PADS esiste davvero o è solo una diceria da social? Non si tratta di una forma clinicamente riconosciuta, ma è comunque un fenomeno osservabile e realmente esistente. Sarebbero soprattutto i giovani di sesso maschile ad aver risentito della visione del film, sviluppando un senso di inquietudine e incompletezza, comune, secondo le ricerche, a una percentuale tra il 10 e il 20% degli spettatori.
Non si tratta di semplice smarrimento di fronte alla Bellezza, e neppure di quella sensazione dolce-amara che, talvolta, ci attanaglia tutti all’uscita dal cinema: della serie il film è finito ma avrei voluto continuare a rimanerci “dentro”…
Qualcosa di più profondo smuove gli animi di chi soffre della PADS. E’ la consapevolezza di un mondo, quello reale, che si sta dirigendo verso il collasso ambientale, contro una realtà, quella degli uomini blu che abitano Pandora, rispettosa della Natura e ad essa profondamente connessa. Proprio la totale perdita di questa connessione provocherebbe la Sindrome nei soggetti più sensibili.
Tutto è nato con un post su una fan page dedicata alla pellicola: un utente dichiarò il proprio smarrimento “Post-Avatar”, una sensazione di disconnessione dalla realtà unita a una vera sofferenza per lo stato attuale dell’ambiente. Migliaia di persone, commentando il post, sostennero di provare un turbamento in tutto e per tutto simile al suo.
“Da quando sono andato a vedere Avatar sono caduto in depressione. Guardare il meraviglioso mondo di Pandora e tutti i Na’vi mi ha fatto desiderare di essere uno di loro”, ha scritto un utente (Avatarforums). “Contemplo persino il suicidio pensando che magari rinascerò in un mondo simile a Pandora e tutto sarà uguale ad Avatar”, ha scritto addirittura un altro. Questi post hanno iniziato a moltiplicarsi, tanto da attirare l’attenzione dei media.
Ricordiamo che i protagonisti della pellicola, i Na’vi, sono creature che vivono in sintonia e completa unione con Madre Natura, in un ecosistema multiforme e perfetto; il tentativo, da parte dell’umanità, di colonizzare e depredare il favoloso mondo di Pandora non è altro che lo specchio di ciò che l’uomo sta facendo alla Natura.
“Ci è voluto il meglio della nostra tecnologia per creare questo mondo virtuale e la vita reale non sarà mai così utopica come sembra sullo schermo. Fa sembrare la vita reale più imperfetta”, ha illustrato lo psichiatra Stephan Quentzel alla CNN nel 2010, spiegando il fenomeno della Post-Avatar Depression.
Ma c’è una cura questo stato d’animo? Ancient Forest Alliance, un’organizzazione no-profit canadese dedita alla protezione delle foreste secolari, ha sviluppato una terapia in tre fasi per la PADS: “Esci e vivi la natura, agisci per difendere la natura e fai in modo che gli altri facciano lo stesso”. I fan di Avatar hanno anche iniziato a condividere suggerimenti su come ridurre il consumismo e gli sprechi e su come interagire maggiormente con il mondo naturale. Di questo, si parla: di connessione, rispetto, ambiente. Incredibile che servano degli umanoidi con la pelle blu per ricordarci da dove veniamo. Da una Madre, la Natura, che stiamo facendo a brandelli.
Fonti
Picture 20th Century Studios